Curriculum sull’attività grafico-pittorica

CopPitturaVenetoA mo’ di breve e sintetica introduzione all’attività da me svolta in ambito grafico-pittorico, riporto quasi integralmente il testo di una scheda redatta da Massimiliano Sabbion e pubblicata nel 2009 ne Il Novecento. Dizionario degli artisti curato da Nico Stringa e facente parte dell’opera a più volumi dedicata a La pittura nel Veneto, edita da Mondadori.

Alberto Argenton nasce all’Asmara, in Eritrea, nel 1944.

Trascorre l’infanzia in Friuli e l’adolescenza a Mogadiscio, in Somalia. Si laurea in Filosofia a Trieste e, subito dopo, inizia la carriera universitaria a Padova dove, agli inizi degli anni Ottanta, acquisisce il ruolo di professore associato, divenendo in seguito titolare dell’insegnamento di Psicologia dell’arte presso la Facoltà di Psicologia dell’ateneo patavino.

Fin da ragazzo mostra un marcato interesse per il disegno e la pittura, trovando incentivi e riferimenti a questa sua propensione nell’ambiente artistico friulano degli anni Cinquanta e, successivamente, ricercando e sviluppando un proprio linguaggio espressivo in terra africana. Rientrato in Italia e conclusi gli studi superiori, assieme all’attività di ricerca e di insegnamento continua a svolgere quella grafica e pittorica, trovando anche momenti di convergenza fra le due – come quando viene chiamato a organizzare e a guidare per alcuni anni un atelier di pittura nell’ambito dell’istituzione psichiatrica – e portando avanti una qualificata attività espositiva nazionale, con una particolare e frequente presenza alla Galleria La Chiocciola di Padova nel 1980, 1981,1982,1983,1986 e 1988.

Tra le personali: Galleria Cartesius, Trieste (1972); Galleria Plurima, Portogruaro (1974); Studio d’arte T., Latisana (1975);  Galleria Nuovo Spazio 2, Venezia (1976);  Centro d’Arte Utopia, Milano (1977); Studio Inquadrature 33, Firenze (1978); Galleria Il Fondaco, Messina (1980); Galleria Vinciana, Milano (1983); Galleria Centro Culturale Scrimin, Bassano del Grappa (1984); Galleria Fluxia, Chiavari (1986); Galleria Arte e Dintorni, Macerata (1989).

La poetica di Argenton è essenzialmente e sostanzialmente delineata in alcune note critiche di Lucio Del Gobbo: “Nell’espressione artistica di Argenton, la sua storia personale ha lasciato segni incancellabili ed, anzi, è il caso di dire che si è incarnata continuamente nel ‘segno’ stesso, determinandolo. Un segno, sempre inteso come traccia fluida e spontanea della forma e quindi del vissuto, che materializza nella sua spontaneità una specie di rapporto empatico con la superficie della tela; un segno, senza dubbio protagonista, che sovraintende alla rappresentazione e ne disciplina l’intreccio narrativo e poetico, interpretando sempre un tema, il quale non si determina solo attraverso captazioni di atmosfere e impressioni visive ma, ricco di stimoli intellettuali, si integra in una cultura che ricorrentemente si fa essa stessa segno” (L. Del Gobbo, Il segreto manifesto,  Galleria Arte e Dintorni, Macerata, 1989).

Dagli inizi degli anni Novanta prosegue la propria ricerca artistica in forma del tutto privata.

Massimiliano Sabbion, Alberto Argenton, in N. Stringa (a cura di), Il Novecento. Dizionario degli artisti, Mondadori Electa, Milano 2009